martedì 14 ottobre 2014

Il "caso Rosetta"

L'entrata della famiglia Agnelli nell'organigramma societario della Juventus, pose le basi per far uscire la squadra bianconera da una mediocrità in cui era precipitata dopo la fuga, avvenuta nel 1906, di soci dissidenti  che poi fondarono il Torino. 
L'intensa campagna di rafforzamento che il neo-presidente Edoardo Agnelli pose in atto, inciampò sull'ingaggio di Virginio Rosetta, terzino della Pro Vercelli.
Tutto nasce dalla crisi finanziaria in cui versava la compagine vercellese. Nel calcio, sebbene non fosse un sport ufficialmente professionistico, si usava compensare gli atleti sotto forma di rimborso spese e la Federazione chiudeva un occhio su questa pratica. Ma la Pro Vercelli, società dedita al più puro dilettantismo, non usava pagare i giocatori o per lo meno non li pagava molto. E lo scontento tra i calciatori stava dilagando. Il presidente Bozino inviò una lettera ai giocatori invitandoli ad andarsene se non volevano più giocare con la Pro senza essere pagati. Due giocatori, Rosetta e Gay, inviarono una lettera di dimissioni alla presidenza, le dimissioni furono accettate e i due giocatori messi fuori rosa.
Gustavo Gay fu contattato dal Milan, con la prospettiva di un lauto ingaggio, e chiese alla Federazione di metterlo nelle liste di trasferimento. All'epoca bisognava risiedere nella città in cui si giocava e Gay era ancora residente a Vercelli. Nonostante ciò, il presidente della Lega Nord Baruffini, dirigente del Milan e quindi in conflitto di interessi, acconsentì al trasferimento del giocatore, anche perché l'azienda Richard-Ginori garantì che il giocatore era dipendente e risiedeva a Milano già da due anni. Dunque Gay fu sistemato. 
Verso fine settembre, la Juventus disputò due amichevoli con la Pro Vercelli e, non vedendo in campo Gay e Rosetta, un dirigente bianconero ne chiese il motivo. Saputo che i due giocatori erano liberi di cercarsi un'altra squadra, i bianconeri promisero un lauto ingaggio a Rosetta per trasferirsi in bianconero e attesero gli sviluppi del trasferimento di Gay al Milan, prima di chiedere ufficialmente il trasferimento del giocatore. Il campionato 1923/24 cominciò e i bianconeri, dopo un inizio stentato si trovarono in testa alla classifica in coabitazione col Genoa. La Juventus e lo stesso Rosetta cominciarono a fare pressioni sulla Lega Nord affinché mettessero il giocatore in lista di trasferimento. Baruffini stavolta, ritenne il caso differente da quello di Gay e rimandò ogni decisione al consiglio di Lega del 1° dicembre. Rosetta fece reclamo presso la FIGC e la Federazione lo accolse stabilendo che tutti i giocatori dimissionari erano inseriti automaticamente nelle liste di trasferimento. Dunque Rosetta poteva essere tesserato dalla Juventus. Rosetta fu schierato dalla Juventus nella partita contro il Modena, che la Juventus vinse. Il Modena peró sporse reclamo alla Lega Nord per la posizione irregolare di Rosetta. La Lega Nord accettò il reclamo e diede partita vinta al Modena a tavolino. La Juventus a sua volta sporse reclamo presso la presidenza federale e schierò Rosetta anche nella successiva partita contro il Genoa, vinta anche questa e proprio con un gol decisivo del terzino. Anche il Genoa sporse reclamo presso la Lega Nord e anche questa volta la Juve perse la partita a tavolino. A questo punto é chiaro che era in atto un vero e proprio conflitto di competenze. La Juve sporse di nuovo reclamo presso la Federazione e la FIGC invitò la Lega Nord a rispettare le decisioni federali senza fare di testa propria. Forte dell'appoggio federale, la Juve schierò Rosetta anche contro il Padova, vincendo e poi perdendo di nuovo la partita a tavolino, per il reclamo dei veneti. Nel frattempo si scatenò una vera e propria guerra interna tra Federazione e Lega Nord. La Federazione dichiarò decaduto il consiglio direttivo della Lega Nord, ma, sfidando le disposizioni federali, la Lega Nord dichiarò che la Federazione non aveva alcun diritto di dichiarare decaduto il consiglio direttivo in quanto tale consiglio era eletto dalle società e non dalla Federazione stessa. A questo punto la stessa Lega Nord si rivolse al CONI, che diede ragione alla Lega Nord. 
Nell'assemblea generale del 9 febbraio 1924, la Lega Nord con l'appoggio del CONI, costrinse il consiglio federale a dimettersi. La FIGC finì per essere commissariata e messa sotto il controllo di un direttorio. Alla prima riunione del direttorio, fu stabilito quanto segue:
  • Rosetta era da considerarsi ancora giocatore della Pro Vercelli, finché non fosse stato inserito nelle liste di trasferimento e, essendogli stata ritirata la tessera di giocatore, non poteva più giocare per il resto della stagione;
  • Venivano confermate le sconfitte a tavolino della Juventus contro Modena, Genoa e Padova;
  • Venivano confermati i risultati del campo nelle quattro partite successive, perché avvennero dopo la messa in lista del giocatore e per la buona fede dei bianconeri;
  • Rosetta veniva comunque convocato per la Nazionale.
Quanto all'ultimo punto, Rosetta rifiutò, sdegnato per il trattamento ricevuto, e solo la Juventus riuscì a fargli cambiare idea. Quanto al trasferimento, fu realizzato nell'estate 1924 dietro versamento di 50.000 lire alla Pro Vercelli. E la norma sulla residenza dei giocatori fu abolita dal congresso federale.
Rosetta in azione con la maglia della Juventus

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