lunedì 20 ottobre 2014

Avviso

Il blog rimarrà senza aggiornamenti per due settimane circa. Ci rivedremo l'8 novembre.

A presto

sabato 18 ottobre 2014

Verso il girone unico: la Carta di Viareggio

Negli anni successivi alla prima guerra mondiale, il calcio aveva conosciuto un boom di popolarità eccezionale. Con la presa del potere nel 1922, il fascismo sfruttò il calcio con la sua potente attrazione sulle masse per i suoi scopi. Molti gerarchi entrarono nel mondo del calcio come dirigenti, altri come semplici tifosi. Già abbiamo parlato del bolognese Arpinati, ad esempio.
Ma fino al 1926, il fascismo si era tenuto fuori dagli organismi istituzionali del calcio italiano. Come avvenne l'entrata delle camicie nere nel mondo dell'organizzazione calcistica nazionale? L'occasione fu data dal campionato in corso in quel momento, il 1925/26 di cui già abbiamo visto i dettagli nel post di ieri. Quello di cui non avevamo ancora parlato, è che era in uso una lista di ricusazione degli arbitri. Praticamente una lista degli arbitri non graditi a determinate squadre (esisteva già allora, eh?). Da un lato la cosa si giustificava dal fatto che gli arbitri, fino ad allora, erano ex-giocatori o ex-dirigenti ed erano tesserati, ciascuno per un club. Per questo motivo, troppo spesso questi arbitri erano ritenuti di parte e quindi messi all'indice, ossia nelle liste di ricusazione. La cosa fece nascere una pesante contestazione, da parte della categoria arbitrale, che si manifestò con uno sciopero ad oltranza. La Lega Nord, che era responsabile della gestione degli arbitri per il campionato maggiore, si vide messa in difficoltà e tutto il suo Consiglio Direttivo diede le dimissioni in massa. Il presidente della Lega Nord però, non convocò un'assemblea per indire nuove elezioni, ma delegò i suoi poteri al CONI, ente già asservito al regime tramite il suo presidente, Lando Ferretti. Costui nominò una commissione di tre esperti che aveva il compito di redigere un documento su una nuova organizzazione del calcio italiano. Paolo Graziani, Italo Foschi e l'avvocato Giovanni Mauro, presidente dell'AIA, si riunirono a Viareggio ed in breve conclusero il lavoro loro assegnato e pubblicarono un documento il 2 agosto che fu rapidamente approvato dal CONI e reso operativo all'istante. Tale documento è conosciuto come la Carta di Viareggio.
La carta in sintesi regolava tutti gli aspetti del calcio italiano: statuto dei calciatori, organizzazione della Federazione e dei campionati.

Norme relative allo status dei calciatori
I calciatori venivano divisi in "dilettanti" e "non-dilettanti", aprendo in pratica al professionismo. La figura del calciatore "non-dilettante" stava a legittimare il malcostume che sempre aveva consentito lo svolgersi di forme clandestine di calciomercato e degli stipendi pagati ai giocatori più bravi sotto forma di rimborso-spese o di salari fittizi corrisposti dall'azienda facente capo alla proprietà della società di calcio. 
I casi più clamorosi di calciomercato furono:
  • il passaggio di Renzo De Vecchi dal Milan al Genoa nel 1913 per 24.000 lire;
  • il passaggio di Virginio Rosetta dalla Pro Vercelli alla Juventus nel 1923 per 50.000 lire;
  • il passaggio di Adolfo Baloncieri dall'Alessandria al Torino nel 1925 per 70.000 lire.
Veniva eliminato il vincolo territoriale per i calciatori. Non era più necessario risiedere nella provincia di residenza del club. 
In pratica si legalizzò il calciomercato e subito due società ne approfittarono:
  • il Torino che preleverà il centravanti Gino Rossetti dallo Spezia per 25.000 lire;
  • l'Inter che preleverà l'attaccante Fulvio Bernardini dalla Lazio per 150.000 lire.
Si stabilì anche la totale chiusura agli stranieri a partire dal 1928. Un guaio per parecchie società che nei propri ranghi contavano giocatori austriaci e ungheresi, cioè esponenti della famosa Scuola Danubiana, assai di moda all'epoca. Ovvio che si trovò subito il modo di aggirare la norma, specialmente per chi voleva comprare giocatori sudamericani, inventando il fenomeno degli oriundi.

Norme relative all'organizzazione calcistica
La Federazione veniva riorganizzata in maniera verticistica, analogamente a quanto succedeva nello Stato. Fu nominato un Direttorio Federale a capo del quale fu messo Leandro Arpinati. Costui, come primo atto, trasferì la sede della FIGC da Torino a... indovinate un po'... Bologna, ovvio.
Leghe e Comitati regionali furono sostituiti dal Direttorio Divisioni Superiori, due Direttòri Divisioni Inferiori Nord e Sud, Direttòri Regionali e il Comitato Tecnico Arbitrale Italiano che andava a sostituire l'AIA. A partire dal 1927, anche le nomine dei dirigenti dei club era sottoposta all'ESPF (Enti Sportivi Provinciali Fascisti), eliminando di fatto, dirigenti eventualmente invisi al regime.

Quanto al campionato, veniva creata la Divisione Nazionale, unica per tutta Italia, dove si giocava per vincere il titolo nazionale. Nel paese che il fascismo voleva costruire non poteva esistere una divisione fra campionato del nord e campionato del sud. Bisognava però pur tener conto della differenza tecnica abissale tra le squadre del nord e quelle del sud, che rimediavano sistematici "cappotti" dalle squadre del nord nelle finali per il titolo. Ed infatti la Divisione Nazionale si sarebbe articolata in 20 squadre divise in due gironi da 10 squadre ciascuno. Di queste 20 squadre, 17 sarebbero state del nord e 3 del sud e più precisamente:
  • le 16 squadre del nord aventi diritto a partecipare al massimo campionato della nuova stagione;
  • la diciassettesima del nord era da recuperare tra quelle retrocesse (Mantova, Reggiana, Legnano, Udinese, Novara, Parma, Alessandria e Pisa) e a tal fine fu organizzato un torneo di qualificazione tra le 8 retrocesse della precedente annata (vinse l'Alessandria);
  • le altre tre erano provenienti dalla ex Lega Sud, ossia le due finaliste Alba e Internaples, più la Fortitudo.
La scelta della Fortitudo come ultima squadra non era casuale: in primis era per dare visibilità alla capitale con due squadre, come già accadeva per molte squadre del nord, e poi "last but not least" era la squadra di cui Italo Foschi, uno dei tre esperti, era presidente.
Il secondo livello del calcio italiano veniva occupato dalla declassata Prima Divisione, alla quale furono iscritte tutte le squadre della vecchia Prima Divisione che non si erano qualificate per la Divisione Nazionale, altre ventidue squadre provenienti dalla Seconda Divisione e l'Anconitana che venne aggregata al gruppo delle squadre del nord.

Fusioni
La riforma strutturale dei campionati non poteva avvenire in molte città senza metter mano all'esistenza di molte società. Città come Milano, Genova e Roma avevano fin troppe squadre presenti ai massimi livelli. Altre come Firenze non avevano rappresentanti giacché il calcio in Toscana si era evoluto soprattutto nei centri portuali come Livorno e Pisa. Ma soprattutto i grandi centri urbani del centro-sud Firenze, Roma e Napoli non avevano squadre in grado di competere con gli squadroni del nord. Il marchese e gerarca fascista Luigi Ridolfi si fece promotore della fusione tra CS Firenze e Libertas per creare la Fiorentina che nacque il 26 agosto 1926.
A Roma invece le squadre erano numerose. Le più importanti erano la Lazio, l'Alba e la Fortitudo, che negli anni erano riuscite ad arrivare alla finale nazionale, rimediando sempre batoste colossali. L'ammissione di Alba e Fortitudo alla Divisione Nazionale richiese un'opera di rafforzamento dei club. Pertanto Italo Foschi, presidente della Fortitudo e componente della commissione che redasse la Carta di Viareggio, si rese promotore della fusione dell'Alba con l'Audace Esperia e della Fortitudo con la Pro Roma. Tali fusioni non furono sufficienti. Entrambe le compagini terminarono il campionato successivo in zona retrocessione. Il Foschi quindi fece un passo decisivo unendo Alba, Fortitudo e il FBC Roma, meglio noto come Roman, per creare una compagine più forte per rappresentare la capitale. Nacque così la Roma. La Lazio non partecipò al giro di fusioni, un po' per scelta dei propri dirigenti, un po' perché al regime faceva piacere che la capitale avesse due squadre come le città del nord. A Napoli il problema si era già risolto con la fusione che negli anni precedenti aveva portato alla nascita dell'Internaples. Ma il club era debole e così l'imprenditore Giorgio Ascarelli riunì attorno a sé i soci dell'Internaples ed altre forze nuove per creare una compagine più forte: il Napoli. Negli anni successivi al 1927 si verificarono altre fusioni come, ad esempio, a Bari dove Liberty e Ideale si fusero creando il Bari,  a Genova dove la Sampierdarenese fu fusa con l'Andrea Doria per creare La Dominante ed infine a Milano, dove l'Inter fu fusa con l'US Milanese per creare l'Ambrosiana.
Nuovi scenari si aprono per il calcio italiano. Stanno per arrivare Serie A e Serie B.

giovedì 16 ottobre 2014

Verso il girone unico - Stagione 1925/26

Le fasi conclusive delle due stagioni precedenti (1923/24 e 1924/25), ossia le finali della Lega Nord, erano ormai diventate fonti di tensioni e disordini, spesso sobillati da gerarchi di regime che, come tifosi o come dirigenti delle società, non si facevano scrupolo di aiutare con tutti i modi, leciti e non leciti, la loro squadra del cuore. L'esempio lampante fu Leandro Arpinati di cui abbiamo già parlato negli ultimi giorni. Tifosissimo del Bologna, a fine stagione arriverà addirittura alla presidenza della FIGC e con essa procederà ad una drastica riorganizzazione del calcio italiano, senza perdere d'occhio ovviamente le vicende del suo Bologna.
Ma proprio a causa dei disordini registrati durante le finali, si convenne che la struttura del campionato, nata col progetto Pozzo, era da riconsiderare. Si cominciò dunque a pensare ad una divisione d'onore, una super-divisione composta da sole 16 squadre e a girone unico. Si sarebbero aumentati gli scontri diretti tra le maggiori squadre che attualmente, con la formula a due gironi, erano equamente distribuite nei due raggruppamenti e si sarebbero evitate le finali, fonte di preoccupazioni per i dirigenti federali. Per attuare tale piano, era necessario cominciare a ridurre le squadre partecipanti e perciò, l'assemblea federale del 17 agosto 1925 decise che le retrocessioni sarebbero state 4 per ogni girone della Lega Nord.

PRIMA DIVISIONE 1925/26
Il girone A fu caratterizzato dalla partenza lanciatissima dei campioni in carica del Bologna. Dieci vittorie consecutive nelle prime dieci partite. La serie si fermò a Genova, con l'Andrea Doria. L'unica squadra in grado di contrastare la marcia vittoriosa dei felsinei, fu il Torino che in estate si era rinforzato ingaggiando il centravanti dell'Alessandria Baloncieri. I granata diedero filo da torcere ai rossoblu, anche perché nel girone di ritorno il Bologna registrò un calo di rendimento. Un'inaspettata sconfitta dei granata ad Udine chiuse il discorso con due giornate di anticipo.
Nell'altro girone non ci fu storia: la Juventus fece il vuoto dietro di sé, approfittando della crisi del Genoa. I liguri, in un calcio che si avviava sempre più velocemente verso il professionismo, stavano perdendo la loro identità genovese e stavano altresì invecchiando. Insomma i bianconeri forti dei nuovi acquisti Pastore e Hirzer e con una difesa impenetrabile guidata dal portiere Combi, non ebbero rivali nel girone.
La finale Lega Nord vide dunque opposte Bologna e Juventus. La partita di Bologna terminò 2-2, quella di ritorno 0-0 e pertanto fu necessario uno spareggio in campo neutro che si giocò a Milano il 1° agosto. Il Bologna mostrò segni di quella stanchezza che ne aveva condizionato il rendimento nel girone di ritorno e persero 1-2. La Juventus si qualificò dunque per la finale nazionale che, come sempre, era una pura formalità. E fu effettivamente una formalità: l'Alba fu liquidata con i punteggi di 7-1 e 5-0. La Juventus vinse il suo secondo titolo, il primo dell'era Agnelli.
Resta da segnalare che l'allenatore juventino Karoly morì d'infarto pochi giorni prima della finale decisiva di Milano e fu sostituito dal giocatore Violak (cognome spesso italianizzato in Viola).

I verdetti riguardo le retrocessioni e le ammissioni alla nuova Divisione Nazionale furono sconvolti dall'approvazione, il 2 agosto 1926, del documento sulla ristrutturazione dei campionati chiamato Carta di Viareggio.

Lega Nord Girone A Lega Nord Girone B
Bologna 38 Juventus 37
Torino 36 Cremonese 29
Hellas Verona 25 Genoa 28
Inter 25 Livorno 25
Modena 25 Padova 25
Casale 22 Sampierdarenese 23
Andrea Doria 21 Milan 22
Brescia 19 Pro Vercelli 22
Novara 18 Reggiana 17
Udinese 13 Alessandria 16
Pisa 12 Parma 12
Legnano 10 Mantova 8

FINALI LEGA NORD
Bologna 11/07/1926 : Bologna-Juventus 2-2
Torino 25/07/1926 : Juventus-Bologna 0-0
Milano 01/08/1926 : Juventus-Bologna 2-1

Novara, Udinese, Pisa, Legnano, Reggiana, Alessandria, Parma e Mantova
non ammesse alla nuova Divisione Nazionale.

La Carta di Viareggio successivamente permise la disputa di un torneo
di qualificazione che venne vinto dall'Alessandria. In tal modo l'Alessandria
venne ammessa alla nuova Divisione Nazionale.

Lega
Sud Marche
Lega
Sud Lazio
Lega
Sud Campania
Anconitana 4 Alba 17 Internaples 15
Maceratese 0 Fortitudo 16 Bagnolese 11
Lazio 14 Casertana 8
Audace Esperia 7 Stabia 6
Roman 6 Puteolana 0
Pro Roma 0

Lega Sud Sicilia Lega
Sud Puglia
Palermo 2 Pro Italia 14
Messinese 2 Liberty Bari 10
Audace Taranto 9
Ideale Bari 5
Foggia 2
Lazio
La Pro Roma retrocede in Seconda Divisione.
In base alla Carta di Viareggio viene stabilito che l'Audace Esperia si fonda con l'Alba
e che la Pro Roma venga assorbita dalla Fortitudo.

Campania
Stabia e Puteolana retrocedono in Seconda Divisione.
In seguito la Puteolana rinuncia al campionato per motivi finanziari.

La Carta di Viareggio successivamente condanna al declassamento tutte
le squadre non qualificate.

Lega
Sud Semifinale A
Lega
Sud Semifinale B
Internaples 13 Alba 14
Fortitudo 11 Bagnolese 12
Anconitana 9 Pro Italia 10
Liberty Bari 7 Palermo 2
Messinese 0 Maceratese 2
Messinese e Maceratese retrocesse in Seconda Divisione.
In seguito la Maceratese rinuncerà all'iscrizione al campionato per motivi finanziari.

La Carta di Viareggio successivamente stabilirà che Internaples, Alba e Fortitudo
sono ammesse alla nuova Divisione Nazionale.

Stabilirà altresì che le squadre non qualificate seguiranno il declassamento della Prima Divisione.

FINALI LEGA SUD
Roma, 11/07/1926 : Alba-Internaples 6-1
Napoli, 18/07/1926 : Internaples-Alba 1-1

FINALE NAZIONALE
Torino, 08/08/1926 : Juventus-Alba 7-1
Roma, 22/08/1926 : Alba-Juventus 0-5

JUVENTUS Campione d'Italia 1925/26 (2° titolo)
Formazione: Combi; Rosetta, Allemandi; Bigatto I, Meneghetti, Violak; Munerati, Vojak I, Pastore, Hirzer, Torriani. Altri titolari: Sclavi, Ferrero L., Barale II, Barale III, Caudera, Fenili, Grabbi, Gariglio II, Gianfardoni, Paniati, Ferrero P., Rasetto. Allenatore: Jeno Karoly poi Jozsef Violak.

una formazione della Juventus campione d'Italia 1925/26

Genoa e Bologna, la sfida infinita - Stagione 1924/25

Appena dopo un mese dalla finale del campionato 1923/24 e già si ricominciava con il campionato 1924/25. La stagione appena terminata era stata turbolenta e condizionata dal caso Rosetta, rallentata dal caso Savoia ed infine aveva visto esplodere la rivalità tra Genoa e Bologna, durante le finale della Lega Nord. I bolognesi rinfacciavano ai dirigenti genoani un certo favoritismo in relazione al caso Rosetta. Il Genoa aveva risposto sul campo, imponendosi in casa 1-0 e poi andando in vantaggio nella partita di ritorno. I bolognesi non ci stavano e, nell'intervallo, diedero luogo a tumulti e ad un tentativo di invasione di campo. Ripristinato l'ordine, gli emiliani pareggiarono con un rigore molto generosamente concesso dall'arbitro Panzeri di Milano. Gli animi si riscaldarono in campo e fuori e scoppiò una rissa gigantesca che coinvolse lo stesso arbitro. La partita fu sospesa per incidenti e la vittoria fu assegnata al Genoa a tavolino.
Gli strascichi di questa vicenda, avrebbero condizionato anche in modo peggiore la stagione che andava ad iniziare. 


PRIMA DIVISIONE 1924/25
Il Bologna cominciava ad avere dalla sua parte, il tifo sfegatato di esponenti del regime e segnatamente del vicesegretario nazionale del PNF, Leandro Arpinati, che negli anni a venire sarebbe diventato persino presidente della FIGC. Questa premessa serve a capire il come ed il perché le cose si svolsero in un certo modo nelle partite di finale della Lega Nord.
La formula del campionato non era diversa da quella dei due anni precedenti, solo la Lega Nord vedeva al via 25 squadre invece di 24, per il ripescaggio del Mantova, vittima due anni prima di un caso di corruzione arbitrale da parte degli avversari della Virtus Bolognese nella partita decisiva per la salvezza.
Il Genoa, per la prima volta con lo scudetto cucito sulle maglie, faticò ad imporsi nel proprio girone, dove Modena e Casale resero la vita difficile ai liguri. Il Bologna dal canto suo ebbe nella Juventus e nella Pro Vercelli avversari di tutto rispetto. Alla fine le finali ancora una volta si tinsero di rossoblu. Il 24 maggio 1925, a Bologna il Genoa si impose 2-1. Una settimana dopo, il Bologna restituì lo scherzo al Genoa. Si giunse così allo spareggio in campo neutro.
Milano, Campo di Viale Lombardia, 7 giugno 1925: la massa di tifosi accorsi a Milano con treni e pullman era così grande che lo stadio del Milan faceva fatica a contenerla. E difatti non la contenne. Molti tifosi si assieparono ai lati del campo di gioco, tanto che l'arbitro Mauro chiese ed ottenne assicurazioni sulla presenza di forze dell'ordine, prima di fischiare l'inizio della partita. Con il Genoa sul 2-0 e gli entusiasti tifosi genoani che di tanto in tanto invadevano il campo si arrivò al quarto d'ora della ripresa, tutto sommato, senza grossi problemi. Un tiro del bolognese Muzzioli terminò di pochissimo fuori, grazie alla deviazione del portiere genoano De Prà. L'arbitro indicò l'angolo, ma un nutrito gruppo di tifosi bolognesi, tra cui alcuni dirigenti della società e varie camicie nere, circondarono l'arbitro sostenendo che la palla era entrata in rete ed uscita da un buco nella rete medesima. Dopo oltre dieci minuti e senza possibilità di fuga, l'arbitro concedette la rete, ma avvisò De Vecchi, capitano del Genoa, che avrebbe fatto rapporto in modo che il Genoa potesse avere la vittoria a tavolino. In seguito, tra una sospensione e l'altra, il Bologna pareggiò con un gol irregolare perché viziato da un evidente fallo sul portiere. L'ennesima invasione rese pressoché impossibile la disputa dei supplementari e i giocatori genoani, rassicurati dall'arbitro, rientrarono negli spogliatoi. L'arbitro non fece rapporto e la Federazione, il cui vicepresidente era appunto il noto gerarca fascista Leandro Arpinati, tifoso del Bologna, dopo una lunga bagarre legale, causata dal reclamo bolognese per la mancata disputa dei supplementari, indisse un nuovo spareggio a Torino per il giorno 5 luglio.
La partita di Torino si svolse in uno stadio praticamente militarizzato e terminò 1-1. Gli scontri ci furono ma fuori dello stadio ed esattamente nella Stazione di Porta Nuova dove i treni delle opposte tifoserie si trovarono affiancati. Furono esplosi dei colpi di pistola e due genoani furono feriti. Indignazione generale, scandalo, dimissioni in blocco della dirigenza della Lega Nord, furono solo alcuni dei risultati causati dalla rivalità ormai feroce tra le due tifoserie, fomentata anche dal comportamento antisportivo di alcuni personaggi un po' troppo importanti e un po' troppo tifosi.
Il giorno 26 luglio, l'assemblea della Lega Nord, prese la decisione di far giocare la quinta partita a porte chiuse a Milano sul campo del GS Officine Meccaniche il 9 agosto alle 7 di mattina. Vittoria del Bologna 2-0 e fine della discussione.

Lega Nord Girone A Lega
Nord Girone B
Genoa 30 Bologna 34
Modena 29 Juventus 32
Casale 27 Pro Vercelli 32
Inter 25 Padova 29
Pisa 25 Alessandria 25
Torino 24 Livorno 25
Cremonese 22 Novara 22
Reggiana 20 Andrea Doria 21
Hellas Verona 18 Milan 21
Brescia 17 Sampierdarenese 20
Legnano 15 Mantova 19
Spezia 12 Spal 19
Derthona 13
SPAREGGIO SALVEZZA - GIRONE B
Milano, 30/08/1925 : Mantova-Spal 3-1 (dts)

FINALI LEGA NORD
Bologna, 24/05/1925 : Bologna-Genoa 1-2
Genova, 31/05/1925 : Genoa-Bologna 1-2
Milano, 07/06/1925 : Bologna-Genoa 2-2
Torino, 05/07/1925 : Bologna-Genoa 1-1 (dts)
Milano, 09/08/1925 :  Bologna-Genoa 2-0

Spezia, Spal e Derthona retrocedono in Seconda Divisione.
Legnano e Mantova alle qualificazioni con la 3ª e la 4ª classificata di Seconda Divisione.

Lega Sud Lazio Lega Sud Campania Lega Sud Puglia
Alba 12 Savoia 9 Pro Italia 15
Lazio 11 Cavese 8 Liberty Bari 15
Fortitudo 10 Internaples 7 Audace Taranto 13
Audace Esperia 5 Salernitanaudax 0 Ideale Bari 11
Pro Roma 2 US Tarantina 3
Bari 3

Lega Sud Sicilia Lega Sud Semifinale A Lega Sud Semifinale B
Messinese 4 Anconitana 8 Alba 11
Palermo 0 Lazio 8 Cavese 8
Savoia 5 Liberty Bari 3
Pro Italia 3 Messinese 2
SPAREGGI SALVEZZA
LAZIO

Audace Esperia-Roman 4-1
Roman-Audace Esperia 2-1
Audace Esperia-Roman 3-1

CAMPANIA
Stabia-Salernitanaudax 1-3
Salernitanaudax-Stabia 1-1

PUGLIA
Ideale Bari-Foggia 2-0 (a tavolino per rinuncia)

Audace Esperia, Salernitanaudax e Ideale Bari vincono i rispettivi spareggi-salvezza.
US Tarantina retrocede in Seconda Divisione.
Bari e Salernitanaudax si sciolgono.
Pro Roma retrocessa e poi riammessa d'ufficio.


SPAREGGIO 1° POSTO - PUGLIA
Napoli, 29/03/1925 : Liberty-Pro Italia 0-1

SPAREGGIO 1° POSTO - SEMIFINALE A
Napoli, 28/06/1925 : Anconitana-Lazio 1-0


FINALI LEGA SUD
Ancona, 05/07/1925 : Anconitana-Alba 1-3
Roma, 12/07/1925 : Alba-Anconitana 1-0

FINALI NAZIONALI
Bologna, 16/08/1925 : Bologna-Alba 4-0
Roma, 23/08/1925 : Alba-Bologna 0-2

BOLOGNA Campione d'Italia 1924/25
Formazione: Gianni; Borgato, Gasperi; Genovesi, Baldi, Giordani; Pozzi, Della Valle III, Schiavio, Perin, Muzzioli. Altri Titolari: Gelati, Innocenti, Modoni, Rubini, Martelli I, Spadoni.
Allenatore: Hermann Felsner
una formazione del Bologna campione d'Italia 1924/25

martedì 14 ottobre 2014

La lunga estate del 1924 ovvero il caso Savoia

Il "caso Savoia" non fu un grande scandalo come invece il "caso Rosetta". Tuttavia contribuì largamente al dilungarsi del campionato 1923/24 che non vedeva mai fine. Tanto è che la finale nazionale tra il Genoa e il Savoia stesso si disputò il 31 agosto ed il 7 settembre.
Ma cosa successe?
Ci fu un nuovo conflitto di pareri tra la Federazione (anzi il Direttorio) e la Lega, stavolta quella Sud.
Il motivo fu un ricorso presentato dall'Ideale di Bari alla Lega Sud, per il rinvio della partita tra Savoia e Ideale in programma il 1° giugno e valevole per l'ultima giornata del girone A di semifinale Sud. La partita fu rinviata al 22 giugno perché il campo del Savoia era indisponibile a causa di una manifestazione militare. L'Ideale sporse reclamo alla Lega Sud perché ravvisò gli estremi del forfait del Savoia, in quanto la società campana non si sarebbe impegnata abbastanza per trovare un altro campo di gioco. La Lega Sud respinse il reclamo e confermò il rinvio della partita al 22 giugno (l'8 ed il 15 erano in programma altri recuperi per le due squadre). Il Savoia vinse il recupero per 7-1, ma l'Ideale non si diede per vinta e presentò ricorso al Direttorio federale rivendicando la vittoria a tavolino con le stesse motivazioni del reclamo presentato in Lega. 
Il direttorio federale accolse il reclamo con la seguente motivazione:
« Ritenuto quantunque non applicabile al Savoia la su accennata disposizione, nella parte che consente alle sole società marchigiane e pugliesi la semplice disposizione di un campo di giuoco, anziché la proprietà, poteva tuttavia il Savoia chiedere, in via di eccezione di poter usufruire di altro campo se il proprio era requisito, ciò che gli venne concesso e gli sarebbe stato facile ottenere; considerato ancora che l'Ideale non poteva essere privato del diritto di poter disputare la gara fissata comunque e su qualsiasi campo, specie di fronte all'analoga autorizzazione della Lega Sud ed alla presenza dell'arbitro designato; che pertanto il Savoia deve imputare a propria colpa e negligenza sia il non avere provveduto ad altro campo ottemperando alle istruzioni della Lega Sud ed alle sollecitazioni dell'Ideale, sia l'aver rifiutato di scendere in campo, cosicché deve ritenersi aver esso disertato il campo stesso con la conseguente vittoria all'Ideale per 2 a 0; la Presidenza in accoglimento del reclamo presentato dall'Ideale, delibera di dare vinta per 2 a 0 alla reclamante ed in base ai considerandi sovra esposti, nonché per forfait del Savoia, la gara 1 giugno 1924 e dà obbligo a quest'ultima di rifondere all'Ideale l'indennizzo su misura pari a quella corrisposta per la gara di andata; e di mandare alla Lega Sud di modificare la classifica in conseguenza e di provvedere all'ulteriore svolgimento del campionato. »
La classifica riscritta secondo tale disposizione federale, presentò in testa Lazio e Ideale a pari merito. Fu persino necessario giocare uno spareggio tra Lazio e Ideale per decidere la seconda finalista della Lega Sud (la prima era l'Alba di Roma). La Lazio prevalse, ma prima di poter giocare la finale contro l'Alba, il Savoia presentò un ricorso contro le decisioni federali. Il ricorso fu accolto ed il Savoia recuperò i suoi punti e l'accesso alla finale Lega Sud contro l'Alba che in origine era in programma il 13 luglio, ma finì per essere giocata il 3 agosto, anche a causa dell'annullamento della prima partita di Roma del 27 luglio. L'arbitro aveva fischiato la fine con 5 minuti di anticipo e quando si accorse dell'errore l'Alba si rifiutò di terminare la partita in modo da poter chiederne l'annullamento e così fece. Altro tempo poi si perse per la disputa della partita di spareggio che nemmeno si giocò perché l'Alba non aveva ricevuto garanzie dalla FIGC sulle eccessive spese di trasferta e fu sconfitto a tavolino per forfait. Insomma una bella estate per il calcio italiano.

Ultima vittoria del Genoa - Stagione 1923/24

L'estate del 1923 fu foriera di grandi novità. Abbiamo già visto che la Federazione decise di assegnare un simbolo da cucire sulle maglie della squadra campione: lo scudetto. 
L'altra grande novità, che tutt'ora riveste un'importanza ed un'influenza fondamentali nel calcio italiano, fu l'entrata della famiglia Agnelli nella Juventus. Il 24 luglio 1923, infatti, Edoardo Agnelli diventava presidente del sodalizio bianconero. Da anni la Juventus galleggiava in una mediocrità in cui era precipitata all'indomani della fuga dei soci che fondarono poi il Torino. Dal 1905 la Juventus non aveva più vinto nulla, se non i due inutili campionati (il federale 1908 e l'italiano 1909) i cui titoli non furono mai riconosciuti. Nel 1911 sarebbe addirittura retrocessa se non ci fosse stata la rivolta dei vari dirigenti di tutte le squadre in procinto di scendere di categoria. Insomma, l'arrivo della famiglia FIAT in casa Juventus fu un'autentica benedizione, di cui la compagine torinese ancora oggi si beneficia. Ovviamente, il neo presidente, condusse un'aggressiva campagna di rafforzamento che sarebbe stata produttiva sin da subito se non si fosse incappati nell'intricata vicenda relativa al terzino della Pro Vercelli, Virginio Rosetta. 
Si trattò di un "caso", un vero e proprio scandalo che alla Juventus costò punti in classifica, vanificando quanto di buono aveva fatto in campo durante la stagione. Senza contare i riflessi del caso in ambito federale. Ma del "caso Rosetta" parleremo più diffusamente domani.
Il campionato fu abbastanza rocambolesco di suo, senza tirare in ballo i problemi della Juventus con Rosetta. 
Nel girone A il Genoa fu contrastato, oltre che dalla Juve, da un sorprendente Padova che riuscì a far meglio di Inter e Livorno. Nel girone B prevalse il Bologna dopo un duro testa a testa col Torino. La Pro Vercelli fu il terzo incomodo del girone. I felsinei per la prima volta si qualificavano per la finale. In coda ai due gironi finirono la Virtus Bolognese e, tristemente, la Novese, squadra che solo due anni prima si era laureata Campione d'Italia nel campionato un po' provinciale della FIGC. Fu la perfetta testimonianza del modesto valore di quel campionato 1921/22. 
La Virtus Bolognese dal canto suo, pagò non solo per i suoi demeriti sportivi, ma anche per la sua scorrettezza. Non solo retrocedette in Seconda Divisione, ma quando si seppe che l'anno prima aveva pagato l'arbitro della sfida decisiva per la salvezza contro il Mantova, la società fu prima squalificata e poi radiata dai ranghi federali. Mentre il Mantova veniva promosso d'ufficio in Prima Divisione.
Ma durante le semifinali della Lega Sud si verificò un vero caos, anzi un'altro caso: il caso Savoia.
Anche di questo parleremo più diffusamente in seguito. Per ora, aggiungiamo che il caso Savoia rallentò moltissimo lo svolgimento del campionato, tanto da far giocare la finalissima nazionale il 24 agosto ed il 7 settembre!!! Se il progetto Pozzo puntava a sveltire lo svolgimento del campionato in modo da non giocare in piena estate, non mi pare che la Federazione sia riuscita nell'intento, anzi.

PRIMA DIVISIONE 1923/24

Lega Nord Girone A Lega Nord Girone B
Genoa 33 Bologna 31
Padova 29 Torino 30
Inter 27 Pro Vercelli 28
Livorno 27 Hellas Verona 23
Alessandria 26 Pisa 22
Juventus 26 Legnano 21
Modena 23 Andrea Doria 21
Casale 22 Cremonese 20
Sampierdarenese 18 Milan 19
Brescia 13 Spal 18
Novara 12 Spezia 17
Virtus Bolognese 8 Novese 14
FINALE LEGA NORD
Genova 15/06/1924 : Genoa-Bologna 1-0
Bologna 22/06/1924 : Bologna-Genoa 0-2 (a tavolino, per incidenti)

Virtus Bolognese e Novese retrocedono in Seconda Divisione.
Novara e Spezia vincono il girone salvezza con la 3a e la 4a classificata della Seconda Divisione.

Lega Sud Lazio Lega
Sud Campania
Lega
Sud Puglia
Alba 16 Savoia 19 Audace Taranto 16
Lazio 15 Internaples 12 Ideale Bari 15
Fortitudo 15 Cavese 11 Liberty Bari 10
Tivoli 8 Bagnolese 10 Enotria Taranto 10
US Romana 6 Stabia 6 Pro Italia 8
Juventus Audax 0 Salernitanaudax 2 Foggia 1
Spareggio 2° posto:
Roma 04/05/1924 : Lazio-Fortitudo 2-0

Salernitanaudax riammessa in Prima Divisione.
Bagnolese, Stabia ed Enotria Taranto non iscritte al campionato successivo.
Tivoli rinuncia alla categoria e retrocede in Seconda Divisione.
US Romana assorbita dalla Pro Roma.
Juventus Audax assorbita dalla Fortitudo.

Lega
Sud Sicilia
Lega
Sud Semifinale A
Lega
Sud Semifinale B
Palermo 4 Savoia 8 Alba 8
Messina 2 Lazio 7 Audace Taranto 8
Ideale Bari 5 Internaples 5
Anconitana 4 Palermo 3
Spareggio 1° posto Semifinale B
Napoli 15/06/1924 : Alba-Audace Taranto 2-0

FINALE LEGA SUD
Torre Annunziata, 03/08/1924 : Savoia-Alba 2-0
Roma, 10/08/1924 : Alba-Savoia 1-0
spareggio
Livorno, 24/08/1924 : Savoia-Alba 2-0 (a tavolino per forfait)

FINALE NAZIONALE
Genova, Stadio Via del Piano, 31/08/1924 : Genoa-Savoia 3-1
Torre Annunziata, Campo Oncino, 07/09/1924 : Savoia-Genoa 1-1

GENOA Campione d'Italia 1923/24 (9° titolo)
Formazione: De Prà; Moruzzi, De Vecchi; Barbieri, Burlando, Leale; Neri, Sardi I, Catto, Santamaria I, Bergamino I. Altri titolari: Seriolo, Bellini, Costella, Cusano II, Mariani. Allenatore: William Thomas Garbutt
una formazione del Genoa campione

i vice-campioni del Savoia di Torre Annunziata

Il "caso Rosetta"

L'entrata della famiglia Agnelli nell'organigramma societario della Juventus, pose le basi per far uscire la squadra bianconera da una mediocrità in cui era precipitata dopo la fuga, avvenuta nel 1906, di soci dissidenti  che poi fondarono il Torino. 
L'intensa campagna di rafforzamento che il neo-presidente Edoardo Agnelli pose in atto, inciampò sull'ingaggio di Virginio Rosetta, terzino della Pro Vercelli.
Tutto nasce dalla crisi finanziaria in cui versava la compagine vercellese. Nel calcio, sebbene non fosse un sport ufficialmente professionistico, si usava compensare gli atleti sotto forma di rimborso spese e la Federazione chiudeva un occhio su questa pratica. Ma la Pro Vercelli, società dedita al più puro dilettantismo, non usava pagare i giocatori o per lo meno non li pagava molto. E lo scontento tra i calciatori stava dilagando. Il presidente Bozino inviò una lettera ai giocatori invitandoli ad andarsene se non volevano più giocare con la Pro senza essere pagati. Due giocatori, Rosetta e Gay, inviarono una lettera di dimissioni alla presidenza, le dimissioni furono accettate e i due giocatori messi fuori rosa.
Gustavo Gay fu contattato dal Milan, con la prospettiva di un lauto ingaggio, e chiese alla Federazione di metterlo nelle liste di trasferimento. All'epoca bisognava risiedere nella città in cui si giocava e Gay era ancora residente a Vercelli. Nonostante ciò, il presidente della Lega Nord Baruffini, dirigente del Milan e quindi in conflitto di interessi, acconsentì al trasferimento del giocatore, anche perché l'azienda Richard-Ginori garantì che il giocatore era dipendente e risiedeva a Milano già da due anni. Dunque Gay fu sistemato. 
Verso fine settembre, la Juventus disputò due amichevoli con la Pro Vercelli e, non vedendo in campo Gay e Rosetta, un dirigente bianconero ne chiese il motivo. Saputo che i due giocatori erano liberi di cercarsi un'altra squadra, i bianconeri promisero un lauto ingaggio a Rosetta per trasferirsi in bianconero e attesero gli sviluppi del trasferimento di Gay al Milan, prima di chiedere ufficialmente il trasferimento del giocatore. Il campionato 1923/24 cominciò e i bianconeri, dopo un inizio stentato si trovarono in testa alla classifica in coabitazione col Genoa. La Juventus e lo stesso Rosetta cominciarono a fare pressioni sulla Lega Nord affinché mettessero il giocatore in lista di trasferimento. Baruffini stavolta, ritenne il caso differente da quello di Gay e rimandò ogni decisione al consiglio di Lega del 1° dicembre. Rosetta fece reclamo presso la FIGC e la Federazione lo accolse stabilendo che tutti i giocatori dimissionari erano inseriti automaticamente nelle liste di trasferimento. Dunque Rosetta poteva essere tesserato dalla Juventus. Rosetta fu schierato dalla Juventus nella partita contro il Modena, che la Juventus vinse. Il Modena peró sporse reclamo alla Lega Nord per la posizione irregolare di Rosetta. La Lega Nord accettò il reclamo e diede partita vinta al Modena a tavolino. La Juventus a sua volta sporse reclamo presso la presidenza federale e schierò Rosetta anche nella successiva partita contro il Genoa, vinta anche questa e proprio con un gol decisivo del terzino. Anche il Genoa sporse reclamo presso la Lega Nord e anche questa volta la Juve perse la partita a tavolino. A questo punto é chiaro che era in atto un vero e proprio conflitto di competenze. La Juve sporse di nuovo reclamo presso la Federazione e la FIGC invitò la Lega Nord a rispettare le decisioni federali senza fare di testa propria. Forte dell'appoggio federale, la Juve schierò Rosetta anche contro il Padova, vincendo e poi perdendo di nuovo la partita a tavolino, per il reclamo dei veneti. Nel frattempo si scatenò una vera e propria guerra interna tra Federazione e Lega Nord. La Federazione dichiarò decaduto il consiglio direttivo della Lega Nord, ma, sfidando le disposizioni federali, la Lega Nord dichiarò che la Federazione non aveva alcun diritto di dichiarare decaduto il consiglio direttivo in quanto tale consiglio era eletto dalle società e non dalla Federazione stessa. A questo punto la stessa Lega Nord si rivolse al CONI, che diede ragione alla Lega Nord. 
Nell'assemblea generale del 9 febbraio 1924, la Lega Nord con l'appoggio del CONI, costrinse il consiglio federale a dimettersi. La FIGC finì per essere commissariata e messa sotto il controllo di un direttorio. Alla prima riunione del direttorio, fu stabilito quanto segue:
  • Rosetta era da considerarsi ancora giocatore della Pro Vercelli, finché non fosse stato inserito nelle liste di trasferimento e, essendogli stata ritirata la tessera di giocatore, non poteva più giocare per il resto della stagione;
  • Venivano confermate le sconfitte a tavolino della Juventus contro Modena, Genoa e Padova;
  • Venivano confermati i risultati del campo nelle quattro partite successive, perché avvennero dopo la messa in lista del giocatore e per la buona fede dei bianconeri;
  • Rosetta veniva comunque convocato per la Nazionale.
Quanto all'ultimo punto, Rosetta rifiutò, sdegnato per il trattamento ricevuto, e solo la Juventus riuscì a fargli cambiare idea. Quanto al trasferimento, fu realizzato nell'estate 1924 dietro versamento di 50.000 lire alla Pro Vercelli. E la norma sulla residenza dei giocatori fu abolita dal congresso federale.
Rosetta in azione con la maglia della Juventus

venerdì 10 ottobre 2014

Nascita dello scudetto

Fino ad oggi, nel parlare delle vittorie di campionato non abbiamo mai parlato di scudetto. Sapete il perché? Ma è ovvio, perché lo scudetto non esisteva e non era ancora assurto a simbolo della vittoria del campionato, anzi a sinonimo. Quante volte abbiamo sentito queste frasi: "chi vincerà lo scudetto?", "quest'anno puntiamo allo scudetto", ecc. intendendo col termine "scudetto" il campionato?
Ebbene, questo prestigioso e desiderato pezzetto di stoffa con la sagoma di piccolo scudo da cucire sulla maglia, nacque all'alba della stagione 1923/24, per celebrare l'unione ritrovata in Federazione e l'adozione della struttura del campionato ideata da Vittorio Pozzo. Era ed è destinato a essere cucito sulla maglia della squadra campione in carica.
Nel tempo la forma e i colori dello scudetto sono mutati, soprattutto in funzione degli eventi politici che hanno caratterizzato la storia italiana del XX secolo.

Dal 1924 al 1931 lo scudetto ha avuto i colori della bandiera italiana con lo scudo sabaudo al centro. Fu indossato da: Genoa, Bologna, Juventus, Torino e Ambrosiana.
Lo stesso identico simbolo fu "retrocesso" e utilizzato a simbolo della Coppa Italia tra il 1935 ed il 1943.

il primo scudetto in uso dal 1924 al 1931
il Genoa con lo scudetto sulle maglie

il trio delle meraviglie del Torino con lo scudetto sulle maglie

Valentino Mazzola con gli scudetti a testimonianza del "double" della stagione 1942/43




Dal 1931 al 1943, lo scudetto ha avuto la forma dello scudo sabaudo affiancato dal fascio littorio. 
Fu indossato da: Bologna, Juventus, Torino, Ambrosiana-Inter e Roma. Lo stesso simbolo appariva anche sulle maglie della Nazionale.
il secondo scudetto, adottato tra il 1931 ed il 1943




lo juventino Orsi con lo scudetto
il bolognese Sansone con lo scudetto sulla maglia




una formazione dell'Ambrosiana-Inter con lo scudetto 



Infine dal 1945 a tutt'oggi, lo scudetto è quello che conosciamo tutti.


giovedì 9 ottobre 2014

Di nuovo tutti uniti: Stagione 1922/23

La stagione 1922/23 era la prima dopo la ricomposizione dello scisma. Nacque dal Compromesso Colombo e fu un campionato dalla struttura transitoria giacché era già deciso che le 36 squadre dovevano diventare 24 dalla stagione 1923/24. La diminuzione si ottenne con ben 4 retrocessioni per girone (erano 3 gironi da 12 squadre) ed il blocco temporaneo delle promozioni dalla Seconda Divisione.
Nel frattempo alcune squadre era sparite ed altre erano nate. Già sappiamo della scomparsa della Pro Livorno, assorbita dal Livorno. 
Non furono le uniche società a muoversi. In quel 1922, altre compagini si fusero tra loro: 
il Macerata con l'Helvia Recina e la Virtus si unirono per formare la Maceratese, che fu iscritta in Seconda Divisione, ma soprattutto l'Internazionale di Napoli si fuse con il Naples, già ponendo le basi per il futuro Napoli, anche se per il momento ciò che nacque era l'Internazionale-Naples meglio nota come Internaples. Anche in Sicilia, tre squadre, Messinese, Umberto I e SC Messina, si fusero per costituire il Messina Football Club.
Comunque, Pro Livorno a parte, le fusioni riguardarono squadre della Lega Sud che, come sempre, erano scarsamente considerate ed ai fini dell'organizzazione dei tornei regionali, non crearono problemi particolari.

PRIMA DIVISIONE 1922/23
Formula
Lega Nord: tre gironi di 12 squadre ciascuno, 4 retrocessioni per girone, le prime classificate si qualificano per il Girone Finale. La vincente del Girone Finale affronta in finale la vincente del torneo della Lega Sud.
Lega Sud: 4 tornei regionali (Lazio, Campania, Puglia e Sicilia), una retrocessione per Lazio, Campania e Puglia, le prime due di Lazio, Campania e Puglia, la prima classificata in Sicilia e l'Anconitana, unica squadra iscritta nelle Marche, passano ai gironi di semifinale. Le due vincenti dei gironi si affrontano in finale per la vittoria del torneo della Lega Sud. La squadra campione va in finale ad affrontare la vincente della Lega Nord per il titolo nazionale.
Le squadre toscane che prima dello scisma erano inquadrate nel Centro-Sud, sono state aggregate alla Lega Nord.

CAMPIONATO DI 1ª DIVISIONE - LEGA NORD
Girone A Girone B Girone C
Pro Vercelli 36 Genoa 39 Padova 32
Torino 32 Legnano 32 Alessandria 32
Sampiedarenese 28 Bologna 27 Livorno 30
Pisa 25 Milan 26 Spal 30
Hellas Verona 24 Juventus 25 Novara 26
Casale 23 Cremonese 24 Andrea Doria 24
Inter 21 Modena 24 Brescia 20
Virtus Bolognese 21 Spezia 19 Novese 19
Mantova 18 Derthona 19 Lucchese 16
US Torinese 16 Rivarolese 18 US Milanese 14
Petrarca 15 Esperia Como 6 Pastore 11
Speranza Savona 5 Udinese 5 Savona 10

Girone Finale
Genoa 7
Pro Vercelli 3
Padova 2

CAMPIONATO DI 1ª DIVISIONE - LEGA SUD
Lazio Campania Puglia
Lazio 17 Savoia 15 Pro Italia 13
Alba 15 Internaples 11 Ideale Bari 12
Fortitudo 11 Stabia 8 Audace Taranto 9
US Romana 7 Cavese 6 Liberty Bari 5
Juventus Audax 6 Bagnolese 0 Sporting Club Lecce 1
Roman 4 Puteolana ritir.

* 1 punto di penalizzazione per forfait
Sicilia Girone A semifinale Girone B semifinale
Libertas Palermo 4 Savoia 10 Lazio 12
Messina 2 Anconitana 7 Ideale Bari 8
Palermo 0 Alba 7 Libertas Palermo* 3
Pro Italia ritir. Internaples* 0


Finale Lega Sud
Torre Annunziata, 24/06/1923
Savoia-Lazio 3-3
Roma, 01/07/1923
Lazio-Savoia 4-1


Finale Nazionale
Genova, 15/07/1923
Genoa-Lazio 4-1
Roma, 22/07/1923
Lazio-Genoa 0-2


GENOA Campione d'Italia 1922/23 (8° titolo)
Formazione: De Prà; Moruzzi, De Vecchi; Barbieri, Burlando, Leale; Neri, Sardi I, Catto, Santamaria I, Bergamino I. Altri titolari: Pomati, Della Grisa, Bellini, Aycard, Costella, Mariani e Traverso I. Allenatore: William Thomas Garbutt

una formazione del Genoa, Campione d'Italia 1922/23