martedì 30 settembre 2014

Primo dopoguerra: si ricomincia... a discutere

La conclusione della prima guerra mondiale arrivò, come noto, il 4 novembre 1918 con la decisiva battaglia di Vittorio Veneto. Troppo tardi per organizzare il primo campionato del dopoguerra. Così la Federazione ebbe tutto il tempo di programmare la stagione 1919/20.
Le grandi società volevano proporre una riduzione del numero delle squadre partecipanti e, inizialmente, la Federazione era favorevole a tale richiesta. Ma col passar del tempo, le piccole società nuovamente si fecero sentire per limitare l'attività in ambito regionale, in modo da diminuire le spese di trasporto. Nuovamente le piccole società ebbero il sopravvento, con grande disappunto dei grandi club, la cui pazienza stava raggiungendo il punto critico e nel giro di due anni avrebbe provocato il grande scisma del calcio italiano.
La guerra non solo aveva provocato la morte di alcuni giocatori e dirigenti (i genoani Spensley, Casanova e Ferraris, cui sarà intitolato lo stadio di Marassi, il cremonese Giovanni Zini, a cui sarà intitolato lo stadio di Cremona, ecc.), ma anche di squadre come il Piemonte, la Vigor Torino, il Savoia Milano, l'AC Milanese (da non confondere con l'US Milanese) e l'Acqui. Altre squadre confluirono in club meglio attrezzati: la Veloces Biella nella Biellese, l'Audax nel Modena, tanto per fare due esempi. Ma malgrado ciò, ci furono nuove 18 squadre iscritte ed il campionato raggiunse dimensioni elefantiache. Non solo, ma la scarsa consistenza di tali squadre causava risultati troppo spesso scontati ed il pubblico cominciò a snobbare questo tipo di partite. Per tale motivo, i club maggiori avrebbero presentato in assemblea federale il "progetto Pozzo" nel 1921. La mancata approvazione di tale progetto scatenò il grande scisma.
I Comitati Regionali organizzarono i loro gironi secondo il numero di squadre iscritte e quindi si ebbero, ad esempio, due gironi in Piemonte e tre in Lombardia. Il comitato lombardo riuscì a farsi approvare dalla federazione i tre gironi, poiché il Comitato Regionale Giuliano ancora non si era costituito a causa del prolungarsi della Conferenza di Versailles e, di conseguenza, del rinvio dell'annessione delle province orientali. Comunque, onde mantenere un certo equilibrio tra squadre piemontesi e lombarde, fu deciso che ai gironi di semifinale si sarebbero qualificate le prime tre dei due gironi piemontesi e le prime due dei tre gironi lombardi. Stavolta la suddivisione geografica fu rigorosa e solo il Mantova, per problemi di trasporto, fu incluso nel girone emiliano anziché quello lombardo. Le retrocessioni in Promozione continuarono a riguardare le ultime classificate di ogni girone, ma come già successo negli anni precedenti il conflitto mondiale, non si realizzarono neanche questa volta. Solo il grande scisma riuscirà nell'intento, ma è ancora presto per parlarne...

lunedì 29 settembre 2014

Il campionato che non terminò - parte seconda

PRIMA CATEGORIA 1914/15
Le squadre partecipanti erano aumentate esageratamente, perchè i Comitati Regionali che organizzavano vari gironi, stavano rendendosi più indipendenti e, di conseguenza, arrivavano ad iscrivere in Prima Categoria, oltre alle neopromosse, anche squadre estere come l'elvetica Chiasso. Senza contare l'appoggio dato negli anni passati alle squadre non retrocesse e l'ammissione d'ufficio di altre squadre al campionato di primo livello, oltre alle vincitrici del campionato di Promozione.

Formula: 6 gironi di 6 squadre ciascuno al nord, con le prime due e le quattro migliori terze classificate di ogni girone, che venivano ammesse nei gironi di semifinale (4 di 4 squadre ciascuno). Le vincitrici dei 4 gironi giocavano il girone finale per esprimere la finalista del nord.
Al sud, stessa formula degli anni precedenti: girone Toscano, Laziale e Campano. Stavolta le prime due dei gironi centrali formavano il girone finale, la cui vincitrice avrebbe affrontato i campioni del sud, ossia del girone campano. La squadra uscita vittoriosa dalla sfida centro-sud avrebbe affrontato i campioni del nord per il titolo nazionale.

Girone A Nord Girone B Nord Girone C Nord
Genoa 18 Torino 19 Pro Vercelli 17
Alessandria 14 Juventus 15 Casale 16
Andrea Doria 13 Vigor Torino 14 Novara 12
Savona 10 Valenzana 6 Nazion. Lombardia 11
Acqui 3 Piemonte 5 Racing Libertas 4
Liguria 2 Veloces Biella 1 Savoia Milano 0

Girone D Nord Girone E Nord Girone F Nord
Milan 19 Inter 18 Vicenza 16
Juventus Italia 13 Como 12 Hellas 15
Bologna 9 US Milanese 10 Venezia 12
AC Milanese 8 Brescia 8 Padova 7
Chiasso 7 Cremonese 8 Udine 6
Audax Modena 4 Modena 4 Petrarca Padova 4

Girone A Semifinale Nord Girone B Semifinale Nord Girone C Semifinale Nord
Genoa 10 Milan 9 Torino 12
Casale 8 Alessandria 7 Pro Vercelli 8
Juventus 6 Vigor Torino 4 Hellas 2
Venezia 0 Novara 4 Como 2
Girone D Semifinale Nord
Inter 9
Andrea Doria 7
Vicenza 5
Juventus Italia 3

Girone Toscana Girone Lazio Girone Campania
Pisa 20 Roman 18 Internazionale 2
Lucca 16 Lazio 15 Naples 2
Libertas Firenze 15 Audace Esperia 11
Firenze FBC 14 Fortitudo 6
SPES Livorno 9 Juventus 5 girone sospeso per cause belliche
Virtus Juventusque 6 Pro Roma 5
Prato 2

Girone Finale Nord Girone Finale Centro
Genoa 7 Lazio 8
Torino 5 Pisa 6
Inter 5 Roman 6
Milan 3 Lucca 0
gironi sospesi per cause belliche
La Federazione assegnò il titolo di Campione al Genoa alla fine della guerra, ritenendo conclusiva la classifica così com'era prima della sospensione. Quindi...

GENOA Campione d'Italia 1914/15 (7° titolo)
Formazione: Rolla; Casanova II, De Vecchi; Pella, Magni. Leale; Mariani, Benvenuto I, Sardi II, Santamaria, Walsingham. Altri titolari: Gnecco, Lissone, Maineri, Davanzelli, Traverso I, Hermann, Berardo II, Ferrari L., Magnani, Bergamino I, Sedino. Allenatore: William Thomas Garbutt

Una formazione del Genoa della stagione 1914/15

sabato 27 settembre 2014

Il campionato che non terminò - parte prima

La Federazione continuava a mostrarsi debole verso le squadre che dovevano retrocedere e finiva per essere sempre più condizionata dalle piccole società. Il campionato finì per essere inflazionato e gonfiarsi a dismisura. La formula del campionato fu rivista ancora una volta. Stavolta le squadre del nord furono divise in sei gironi da sei squadre ciascuno. Le tre prime classificate di ogni girone sarebbero state ammesse in quattro gironi di semifinale ciascuno di quattro squadre. E le vincenti di ogni girone avrebbero partecipato al girone finale nord. La formula per la sezione centro-meridionale invece rimase invariata. I gironi eliminatori si rivelarono inutili, se non dannosi, perché l'esito era scontato e potevano rivelarsi fonte di infortuni. Lo svolgimento dei gironi di semifinale si allungò esageratamente a causa delle abbontanti nevicate invernali. Un fatto del genere normalmente non causerebbe nulla di speciale, se non un ritardo nella conclusione del torneo. Ma in quel 1915, il ritardo fu fatale. I Gironi Finali nord e sud non videro mai la conclusione a causa dello scoppio della Grande Guerra. Mancava solo una partita in programma il 23 maggio, ma alle squadre già schierate in campo, gli arbitri lessero il comunicato in cui la F.I.G.C. disponeva l'immediata sospensione del campionato. I dirigenti federali, convinti in una veloce conclusione delle ostilità, decisero di rimandare le gare rimanenti a dopo la fine della guerra.
La guerra terminò invece solo nel novembre 1918, e il titolo rimase vacante fino alla decisione della Federazione. Non è chiaro se il Genoa fu proclamato campione nel 1919 o nel 1921. L'unica cosa certa è che alcuni dei genoani neocampioni non seppero mai della loro vittoria perché morti in guerra.

venerdì 26 settembre 2014

Nuova riforma del campionato - Stagione 1913/14

Come accennato ieri, le squadre che avrebbero dovuto retrocedere si ribellarono, tramite i loro dirigenti che non avevano assolutamente intenzione di iscrivere i loro club nel campionato di Promozione 1913/14.
L'assemblea federale del 23 agosto 1913, furono proposti due progetti di riforma del campionato per andare incontro alle esigenze dei club ribelli. Il progetto Minoli, prevedeva l'allargamento dei gironi a otto squadre e l'aggregazione dei club piemontesi con quelli liguri, geograficamente più vicini. Il progetto Baraldi-Baruffini invece prevedeva l'allargamento a dieci squadre, l'aggregazione di Piemonte e Liguria e contemporaneamente quello di Toscana e Emilia. Di fatto esisteva un problema: aggregando le squadre piemontesi con le liguri, si sarebbe saturato il girone e il limite di dieci sarebbe stato superato. 
Il primo progetto fu bocciato, il secondo fu corretto su indicazione del dirigente federale ing. Malvano, con l'appoggio del dirigente interista Francesco Mauro, fratello del presidente del Comitato Regionale Lombardo, Avv. Giovanni Mauro. Il progetto Baraldi-Malvano fu approvato e prevedeva sì l'aggregazione delle squadre piemontesi e liguri, con l'eccezione di Juventus e Novara, le ultime classificate nel campionato precedente. Queste ultime due squadre sarebbero state incluse nel girone lombardo. Ma anche tale girone era già saturo per le numerose squadre provenienti dalla Promozione. Fu quindi deciso di collocare il Brescia, che in Promozione era finito settimo nel suo girone e fu promosso d'ufficio, nel girone veneto. Insomma riuscirono a salvare capra e cavoli, modificando i criteri di regionalità dei gironi. Ma la cosa peggiore fu che anche al termine del campionato 1913/14, le squadre retrocedende non scesero affatto in Promozione.

PRIMA CATEGORIA 1913/14
La formula fu la stessa della stagione precedente: tre gironi al nord, con le prime due ammesse ad un girone finale dal quale sarebbe uscita la finalista (e, diciamolo, la vincitrice del titolo nazionale), tre gironi al sud, con le prime classificate ad affrontarsi in due turni eliminatori. Il primo di tali turni per stabilire la vincitrice del centro Italia, il secondo per sfidare i rappresentanti del sud. Chi passava tali eliminatorie, andava in finale (a fare lo "sparring partner", ossia farsi asfaltare dalla squadra del nord).
Il torneo ligure-piemontese fu durissimo, complice la vitalità della formazione del Casale che, nata in odio ai successi della Pro Vercelli, era decisa a vincere a sua volta. Riuscì a imporsi nonostante la concorrenza del redivivo Genoa. Ed andò in finale ad affrontare i campioni del centro-sud: ancora una volta la Lazio. E, come previsto, i biancocelesti romani furono asfaltati soprattutto all'andata con il pesantissimo punteggio di 7-1. Al ritorno, complice il fattore campo, la sconfitta dei laziali fu appena 0-2.

Piemonte-Liguria
Lombardia-Piemonte
Veneto-Emilia-Lombardia
Casale
31
Inter
31
Vicenza
27
Genoa
31
Juventus
28
Hellas
27
Pro Vercelli
30
Milan
26
Modena
19
Torino
26
US Milanese
21
Venezia
18
Alessandria
19
Novara
19
Bologna
16
Andrea Doria
14
Nazionale Lombardia
18
Brescia
14
Piemonte
10
Racing Libertas
14
Petrarca Padova
13
Savona
9
Juventus Italia
11
Volontari Venezia
6
Vigor Torino
8
Como
7
Udine
4
Liguria
2
AC Milanese
5


Toscana
Lazio
Campania
SPES Livorno
26
Lazio
20
Internazionale
3
Firenze FBC
20
Roman
15
Naples
1
Virtus Juventusque
19
Juventus
9


Libertas Firenze
16
Audace Esperia
6


Itala Firenze
13
Fortitudo
6


Pisa
8
Pro Roma
4


Lucca
5




Prato
5




Girone Finale Nord
Casale
16
Genoa
14
Inter
11
Juventus
10
Vicenza
9
Hellas
0
ELIMINATORIE CENTRO-SUD
1° turno
Livorno 19/04/1914 : SPES Livorno-Lazio 0-3
Roma 26/04/1914 : Lazio-SPES Livorno 1-0
2° turno
Roma 03/05/1914 : Lazio-Internazionale Napoli 1-0
Napoli 10/05/1914 : Internazionale Napoli-Lazio 0-8

FINALE
Casale Monferrato, Campo della Furnasetta, 05/07/1914 : Casale-Lazio 7-1
Roma, Campo della Farnesina, 12/07/1914 : Lazio-Casale 0-2

CASALE Campione d'Italia 1913/14
Formazione: Gallina I; Maggiani, Scrivano; Rosa, Barbesino, Parodi; Ravetti, Mattea I, Gallina II, Varese, Bertinotti. Altri Titolari: De Giovanni, Caire, Ghena, Ferraris I, Busancano, Cavasonza II, Ferrino, Siviardo.

una formazione del Casale, campione 1913/14

giovedì 25 settembre 2014

Il campionato è finalmente nazionale.

PRIMA CATEGORIA 1912/13
La stagione 1912/13 vide concretizzare gli effetti della riforma Valvassori-Faroppa. Almeno in parte. Questo perché in realtà, le squadre che avrebbero dovuto retrocedere fecero la voce grossa in Federazione e, alla fine, furono tutte riammesse in Prima Categoria durante l'Assemblea Federale del 24 agosto 1913. Insomma non ci volevano stare e una di codeste squadre che si beneficiò di tale comportamento fu la Juventus che, per la prima e ultima volta nella sua storia, avrebbe dovuto retrocedere sul campo. Non lo sapevate, eh? Beh, se la norma sulle retrocessioni fosse sempre stata osservata, nessuna squadra, nel corso della storia, si sarebbe salvata... neanche l'Inter che è l'unica finora a non aver assaggiato la serie B. 
Ma torniamo al campionato 1912/13. Per la prima volta partecipano squadre del centro-sud. Ma, come già accadde per il girone veneto-emiliano delle due stagioni precedenti,  il tasso tecnico di tali squadre era molto inferiore a quello delle squadre del Triangolo Industriale e, come negli anni precedenti, vincere il campionato al nord, significava vincere il titolo assoluto, dato che la finale si trasformava in una mera formalità. Insomma la partecipazione delle squadre centro-meridionali era solo per dare una patente di nazionalità al campionato e null'altro. Chance di vittoria non esistevano per le squadre del centro-sud.

La formula prevedeva due raggruppamenti (nord e sud) nei quali erano compresi tre gironi di max. sei squadre. Le due migliori classificate di ciascun girone del nord passavano al girone finale del nord e la vincente di tale girone andava a disputare il titolo in finale. Per il sud, solo le prime classificate di ogni girone andavano a disputarsi la finalissima in un'eliminatoria di due turni. La vincente affrontava la vincente del girone finale del nord nella finalissima per il titolo.
Prima dell'inizio ci furono delle eliminatorie per limare il numero di squadre partecipanti nel limite stabilito di sei per girone:
Nel Piemonte il Novara si qualificò a spese della Vigor Torino, in Liguria e Lombardia prevalse il Racing Libertas di Milano a spese di Como, Savona e Lambro, nel Lazio si qualificarono Pro Roma, Juventus e Alba a spese della compagine Tebro Roma.

Squadre partecipanti:
NORD
Girone Piemontese: Casale, Juventus, Novara, Piemonte, Pro Vercelli e Torino.
Girone Ligure-Lombardo: Andrea Doria, Genoa, Inter, Milan, Racing Libertas e US Milanese.
Girone Veneto-Emiliano: Bologna, Hellas, Modena, Venezia, Vicenza e FC Volontari Venezia.

SUD
Girone Toscano: Firenze FBC, Pisa, SPES Livorno e Virtus Juventusque di Livorno.
Girone Laziale: Alba, Audace, Juventus, Lazio, Pro Roma e FC Roma (o Roman, se preferite).
Girone Campano: Internazionale Napoli e Naples.

Nel cammino verso il titolo, la Pro Vercelli fu un autentico rullo compressore. Nulla potè fermare i bianchi vercellesi che terminarono il campionato imbattuti.

CLASSIFICHE FINALI
Girone Piemontese
Girone Ligure-Lombardo
Girone Veneto-Emiliano
Pro Vercelli
19
Milan
18
Vicenza
16
Casale
13
Genoa
16
Hellas
16
Torino
11
Inter
12
Venezia
14
Piemonte
10
Andrea Doria
9
FC Volontari
8
Novara
4
US Milanese
4
Bologna
4
Juventus
3
Racing Libertas
1
Modena
2
Girone Toscano
Girone Laziale
Girone Campano
Virtus Juventusque
9
Lazio
18
Naples
4
SPES Livorno
7
Juventus
14
Internazionale
0
Firenze FBC
4
Audace Esperia
13


Pisa
4
FBC Roma (Roman)
11




Pro Roma
4




Alba
0



GIRONE FINALE NORD
Girone Finale Nord
Pro Vercelli
18
Genoa
11
Casale
11
Milan
10
Vicenza
6
Hellas
4


ELIMINATORIE SUD
1° turno
Livorno 02/03/1913 : Virtus Juventusque-Lazio 1-3
Roma 09/03/1913 : Lazio-Virtus Juventusque 3-0
2° turno
Napoli 16/03/1913 : Naples-Lazio 1-2
Roma 30/03/1913 : Lazio-Naples 1-1

FINALE NAZIONALE
Genova 01/06/1913 : Pro Vercelli-Lazio 6-0

PRO VERCELLI Campione d'Italia 1912/13 (5° titolo)
Formazione: Innocenti; Valle, Binaschi; Leone I, Milano I, Ara; Milano II, Ferraro I, Berardo II, Rampini I, Corna I, Altri titolari: Berra, Gattone, Bossola I, Salvaneschi, Aimone, Fresia, Sandri, Tacchini, Zorzoli.

una fase di gioco di Genoa-Pro Vercelli 0-1 del girone finale